I Conservatori hanno vinto nettamente le elezioni britanniche ed i laburisti non solo le hanno perse, ma hanno addirittura ridotto la loro presenza in parlamento rispetto alle precedenti elezioni.
Jeremy Corbyn ha già annunciato che si dimetterà come è giusto che sia dopo aver avuto la possibilità di affrontare Theresa May prima e Boris Johnson poi, risultando sconfitto – lui e la sua proposta politica – entrambe le volte.
Eppure c’è qualcosa che stona – e molto – nel linciaggio mediatico in cui si sono immediatamente lanciati i blairiani nostrani e la quasi totalità delle testate giornalistiche: Repubblica e Corriere in testa.
Prima ancora di analizzare il voto – le sue ragioni e le sue conseguenze – tutti i principali opinionisti si sono affrettati a spiegare quanto siano perdenti Corbyn e la sua “linea politica”: un modello negativo assolutamente da non replicare. Anzi da distruggere e abbandonare all’oblio il prima possibile.
Parola d’ordine: “riformismo”. Che tradotto secondo l’interpretazione italica significa che l’unica ambizione della sinistra dovrebbe essere (e rimanere) quella di fare delle politiche di destra più moderate e “responsabili”: jobs act, grandi opere, innalzamento dell’età pensionabile, ossessione per la tenuta dei conti ed il rispetto delle regole europee, tagli alla spesa pubblica, politiche migratorie e di cittadinanza oltranziste, europeismo acritico etc.
Quasi un capolavoro di “surrealismo politico” il commento a caldo di Renzi – prontamente rilanciato dai principali quotidiani nazionali (ovviamente senza alcuna analisi critica) – che accusa Corbyn e la sinistra di essere il principale alleato della destra: proprio lui che da segretario ha portato il PD al 18% e al disastro finanziario mentre casualmente la sua fondazione riceveva ingenti finanziamenti dal mondo imprenditoriale.
E se probabilmente è vero che una delle colpe principali di Corbyn sia stata la sua posizione ambigua e altalenante nei confronti della Brexit è altrettanto vero che nessuno in Europa (né tanto meno tra i fantomatici riformisti) sembra chiedersi come mai l’Unione Europea – non solo in Inghilterra – non goda esattamente di buona fama e popolarità.
Facciamo così: hanno ragione Renzi, i renziani, i blairiani nostrani, Repubblica, il Corriere and Co.. Corbyn e la sinistra sono perdenti. I migliori alleati della destra. I responsabili della Brexit. Hanno talmente ragione che queste elezioni britanniche dovrebbero diventare un termine di paragone per tutte le forze progressiste europee nei prossimi mesi e anni. Chi prende meno del 32% (la percentuale ottenuta dai laburisti) sarà automaticamente classificato come “peggio del peggior perdente”.
Ci sarebbe da divertirsi, ma chissà perché non mi viene da ridere, né voglia di pop corn.