Alina è bella, ha 24 anni, viene da Kiev.
Al giovedì lavora al salone a fare la ricostruzione delle unghie e io casualmente ci vado proprio di giovedì.
Le prime volte parlava poco, poi l’ultima volta con occhi grandi, verdi e liquidi mi chiede se sono felice di fare il mio lavoro.
Rispondo di sì, e mi chiede cosa faccio, le dico che scrivo perché mi serve, perché mi
fa sentire libera, lei sospira come se un peso le rimanesse sopra le spalle.
Le chiedo se va tutto bene, abbassa la voce e mi dice che non le piace questo lavoro,
le italiane non vogliono lei a fare le unghie perché è l’unica straniera e così la pagano
poco.
Mi racconta che le servono soldi, ha due fratelli, da quando ha 13 anni vive da sola
prima in Ucraina dove il padre reduce dall’Afghanistan l’ha abbandonata e poi da 5
anni in Italia, la madre se n’è andata quando era piccola.
Ha studiato, si è diplomata in attività turistiche parla russo, francese, italiano e sta
perfezionando l’inglese con un corso on line. Ha fatto la badante in Italia, lavorato di
giorno, di notte. Ha messo via i soldi e fatto la scuola serale per prendere il diploma
da estetista.
Si è innamorata Alina, e lo dice con dolcezza, del ragazzo disabile che ha accudito
come badante, poi hanno deciso di vivere insieme, è durata due anni e lui le voleva
bene e lei anche, ma non ce l’ha fatta e lui l’ha lasciata libera di vivere la sua vita.
La prendono in giro perché non porta abiti e borse firmate, le sue colleghe sono piu’
leggere si preoccupano di colori, di smalti, di ragazzi e ridono di lei, così diversa.
Le chiedo cosa vorrebbe fare e mi dice che le piacerebbe lavorare in un grande
albergo, accogliere le persone e farle sentire a proprio agio.
Ha paura Alina: di sbagliare, di non essere pronta, di non essere all’altezza. Le dico
che con tutte le prove che ha affrontato ha diritto a inseguire i suoi sogni e che ce la
farà perché è tenace, è forte e appassionata.
Ci abbracciamo prima di salutarci, è un gesto piccolo, ma spontaneo e sento il calore
di una figlia che cerca una madre, un’approvazione, anche se per pochi secondi.
Il giovedì del mese dopo torno al salone, Alina non c’è, chiedo informazioni e una
collega mi dice che è andata via, si è trasferita a Rimini, lavora in un hotel, alla
reception…

Il Giglio Rosso